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L’urlo dei Kim terrorizza l’Occidente

USA-Corea del Nord: pronti alla guerra. “Ma mi faccia il piacere…”

Non molto tempo fa (“in tempi non sospetti!”, si potrebbe dire) avevo inserito la Corea del nord nella mia to do list. Kim Jong Un ha poi deciso di andare di matto, a braccetto in questo con il buon Donald Trump, quindi quello che era un semplice argomento interessante adesso è diventato in tutto e per tutto quello che si suol chiamare un hot topic. Anche se, ci scommetto, lo rimarrà ancora per molto poco.

Ci scommetto non perché Trump o Kim Jong Un decideranno di sganciare una bomba atomica e porre fine alla vita su questo pianeta, bensì perché stiamo assistendo a nulla di più e nulla di meno che a un copione già scritto che periodicamente, all’incirca ogni 2-3 anni, viene riproposto per dilettare, e anche “distrarre”, gli spettatori di questo mondo. Vi assicuro che anche se ci fosse stata la Clinton adesso alla presidenza americana, questo siparietto si sarebbe comunque verificato. E con la stessa acrimonia e parole minacciose che udiamo ora.

Difatti, la buona memoria non è una cosa che ci assiste. Ascoltando la Tv, e di conseguenza semplicemente parlando con la gente per strada, sembra che una crisi del genere con la penisola coreana non si sia mai avuta, che si sia a un passo da una guerra atomica mai minacciata. Suvvia… non è esattamente così! È dal 1991 che ogni 2-3 anni sembra scoppiare una guerra, per poi il tutto dissolversi come fosse una bolla di sapone.

Parto dalle conclusioni e poi ve le argomento.

Ansia da prestazione e ciclica carestia

Kim Jong Un, ancor più del padre Kim Jong Il e del nonno Kim Il Sung, ha bisogno di crearsi delle “referenze” tra i nord coreani poiché è salito al potere dopo solo pochissimi anni (poco più di due) di apprendistato alla corte del padre. Difatti, il suo popolo non ha avuto modo di conoscerlo bene prima, se l’è ritrovato alla presidenza di punto in bianco. Secondo il mito, quando il padre era nato erano apparsi in cielo due arcobaleni e una stella cometa. Sia al padre che al nonno sono state dedicate due nuove specie di fiori: rispettivamente la kimjongilia (da Kim Jong Il) e la kimilsungia (da Kim Il Sung).

Come può il “povero” Jong Un competere con tutto questo e dimostrare al suo popolo di essere all’altezza del padre e ancor più del nonno se non mostrando i muscoli e sfidando dritto negli occhi quella che, nonostante tutto, è ancora la maggior potenza mondiale (leggasi, USA)?

Kim lo fa, le scaramucce diventano un climax di minacce finché all’improvviso tutti ritornano alla ragione perché ci sono cose più importanti cui pensare: la popolazione è affamata e muore. E un dittatore senza una popolazione su cui esercitare la sua dittatura non ha ragion d’essere. Così il buon Kim retrocede rispetto ai suoi propositi nucleari in cambio di aiuti umanitari, prevalentemente cibo che la comunità internazionale gli fa ricevere attraverso il World Food Programme. Come potete vedere a questo link, il 70% della popolazione soffre di insicurezza alimentare e l’ultima siccità, quella del 2015, ha ridotto dell’11% i raccolti rispetto all’anno precedente.

Sì, 2015. L’anno dell’ultima “grave” crisi tra Stati Uniti e Corea del Nord. Presidenza Obama.. ebbene sì. Meno di due anni fa… ebbene sì. Come ben vedete, nulla di nuovo sotto il sole. Ma, essendo il nostro un mondo senza alcuna memoria storica, è praticamente normale che prendiamo come oro colato la “novità” di questa notizia. Stesso dicasi per l’appello alla Cina di fare pressioni su Pyongyang: non è la prima volta.. qui vi riporto un articolo del The Guardian proprio su questo, datato febbraio 2014. Ma se andiamo a ritroso fino ai primi anni ’90 ritroveremo materiale a iosa su questo teatrino.

Le continue carestie sono dovute prevalentemente al fatto che manca una vera e propria produttività agricola. Una componente non indifferente della popolazione (tra 600.000 e 2.500.000 persone in 50 anni, di cui 400.000 morte in seguito a torture, malnutrizione ed esecuzioni sommarie) è chiusa nei campi di lavoro/internamento/concentramento a seconda dell’attività che viene fatta fare ai prigionieri, in primis quelli politici. Questi vengono destinati a lavorare nelle cave e nelle miniere o ad allevare bestiame o a coltivare frumento.


Immagini tratte dal rapporto “Hidden Gulag” (2002).


Oltre a ciò, vi è una netta chiusura nei confronti di tutti i prodotti che vengono da fuori, salvo ovviamente gli aiuti alimentari e i rifornimenti di carburante puntualmente richiesti. Basti pensare al NON uso di internet, alla limitatezza delle linee telefoniche e gli escamotages necessari per poter chiamare all’estero, all’inesistente libertà di stampa (l’esempio più banale, ma significativo, ve lo può dare questo video in cui addirittura si annuncia che la nazionale nordcoreana ha disputato la finale dei mondiali di calcio in Brasile contro il Portogallo… se si pensa al semplice fatto che i nordcoreani non si erano neppure qualificati per quel mondiale, le conclusioni sono presto tratte..!).

Il calcio, poi, è un vero e proprio tabù: le partite non sono mai viste in tempo reale, ma solo in differita, per avere il tempo di valutare se si è fatta bella figura e se quindi sia il caso o meno di trasmetterle.

Forse pochi ricordano i mondiali di Inghilterra del 1966. In quel campionato la nazionale nordcoreana mandò a casa l'Italia con un 1-0, grazie a Pan Doo Ik, da molti conosciuto come “il dentista”; difatti, quella era una nazionale formata da gente comune e non da professionisti!

Leggendo proprio di questo in un libro inchiesta, da adolescente, rimasi molto turbata scoprendo che, una volta rientrati in patria, i giocatori di quella stessa nazionale furono internati per qualche tempo nei campi di lavoro per non essere riusciti comunque a vincere il mondiale… parliamone…

Inoltre, la produttività di un Paese è fortemente segnata dalle vie di comunicazione e dai mezzi di trasporto: basti pensare che solo 724 km dei 25.554 totali che attraversano il territorio nordcoreano sono asfaltati mentre il tratto ferrato è di 5200 km su cui transita l’80% del traffico passeggeri e l’86% di quello merci, sebbene la carenza di elettricità ne mini l’efficienza.

Ora, facciamo un quadro semplificato, ma non banalizzato, della situazione nord coreana.


Korea split lungo il 38° parallelo

Nel 1905 la Corea (allora era solo una) viene incorporata dal Giappone, che dal 1910 la rende un proprio protettorato fino alla fine della II guerra mondiale. Abbiate ben presente che tale dominazione non fu una passeggiata: stiamo parlando non dei giapponesi di oggi, per lo più noti per lo stakanovismo e per la fioritura dei ciliegi, bensì dei giapponesi responsabili del massacro di Nanchino, i giapponesi dell’Unità 731 che vivisezionò individui senza anestesia e sperimentò armi batteriologiche e di altri tipi facendo morire oltre 400.000 persone, i giapponesi che costringevano i macellai (nel senso letterale: persone che lavoravano nelle macellerie) cinesi a massacrare altri cinesi perché non volevano sporcarsi le mani.


Insomma, i giapponesi che avevano invaso la Manciuria negli anni’30 (invasa usando come ponte proprio la Corea), quelli che attaccarono Pearl Harbor e tennero in scacco il sud-est asiatico per anni, quei giapponesi segnarono con la loro ferocia anche il territorio coreano.

Di culture e tradizioni totalmente diverse, gli abitanti del Sol Levante tentarono in ogni modo la giapponesizzazione attraverso un trasferimento continuo e progressivo di individui di etnia giapponese sul suolo coreano e il divieto di matrimoni misti per evitare che si “contaminasse” l’etnia nipponica. Ciò ha lasciato, nei ricordi storici coreani, un certo astio nei confronti del Giappone. Ecco perché, oltre a una questione di pura prossimità geografica, Kim Jong Un e suo padre prima di lui si divertono a lanciar bombette verso il Mar del Giappone.


Quando il Giappone perse la seconda guerra mondiale, le Potenze Alleate erano concordi nel rendere la Corea autonoma e indipendente, ma al contempo la necessità – per gli Stati Uniti e per l’Occidente in generale - di costituire e mantenere un avamposto nella penisola in funzione anticomunista e – per l’URSS e la Cina di Mao – di “scacciare” l’influenza occidentale, portò alla conclusione di dividere la penisola coreana lungo il 38° parallelo: quello che ora è il confine tra Corea del Nord e Corea del Sud. Il nord fu affidato a Kim Il Sung; il sud a Syngman Rhee eletto dalla popolazione sudcoreana. Di fatto, tuttavia, si trattò di un’occupazione simile a quella tedesca (ricordate la Germania Ovest occupata da USA, Francia e Regno Unito e la Germania Est occupata dall’URSS?): il Sud occupato dagli USA e il Nord occupato dall’URSS.


A questo punto concentriamoci sul nord: Kim Il Sung era nato in Corea ma sin da giovanissimo si era unito alla guerriglia cinese in funzione anti-nipponica, in perfetta concomitanza con l’invasione della Manciuria da parte del Giappone (1931) – in barba a tutti gli accordi e ai tentativi di stabilità messi in atto dalla comunità internazionale dopo la Grande Guerra [ndr. Invasione che, come molti di voi sapranno, creò il precedente che consentì a Mussolini di invadere l’Etiopia (1935), sulla base del ragionamento “il Giappone ha invaso la Manciuria e non gli avete fatto un bel nulla. A questo punto anch’io faccio come mi pare!”. E così andammo in Abissinia, e proprio come l’Unità 731 dei giapponesi usò armi chimiche contro i cinesi così fecero gli italiani contro gli etiopi, cosa denunciata – ma rimasta inascoltata – anche dall’imperatore Hailé Salassié in un discorso alla Società delle Nazioni (antesignano fallimentare dell’ONU)].

A ogni modo, Kim Il Sung combatté contro i giapponesi finché la sconfitta sinica non fu schiacciante e a quel punto si rifugiò in Unione Sovietica, entrando nell’Armata rossa.

Fu proprio nell’esercito sovietico che tornò in Corea, nel 1945, a guerra finita, ma - pur facendo parte del Partito comunista cinese in Corea - non era lui il leader del partito comunista coreano, che invece aveva sede a Seoul. Tuttavia, dopo varie evoluzioni interne ed esterne al partito, Kim Il Sung divenne il presidente del partito comunista coreano e quindi il “candidato naturale” alla presidenza della Corea del Nord.


Il vero inizio della Guerra Fredda: la Guerra di Corea

Nel 1950 Kim Il Sung - non è ancor ben chiaro se con l’approvazione o semplicemente con l’acquiescenza costretta a fatti avvenuti della Cina di Mao e dell’URSS – invade la Corea del Sud ma, dopo aver preso Seoul, viene ricacciato al nord dalle forze delle Nazioni Unite, capeggiate dagli USA (a guida del Far East Command vi era il generale Mac Arthur, quello che – per intenderci - aveva fatto capitolare il Giappone e dettato riga per riga la nuova Costituzione nipponica, che poi però venne sostituito perché troppo fumantino [leggasi, voleva sparare qualche bombetta nucleare sulla Corea per vincere la guerra proprio come fatto in Giappone]).

Questo caso, come vi ho già segnalato in un precedente articolo sulla Siria, dimostra come anche con il Consiglio di sicurezza bloccato sia possibile intervenire legittimamente attraverso risoluzioni adottate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (leggasi: risoluzione Uniting for Peace. In quel periodo, infatti, l’Unione sovietica aveva abbandonato il proprio seggio per protesta contro il fatto che la Cina rappresentata in Consiglio di sicurezza non era quella popolare/continentale di Mao bensì quella nazionalista di Taiwan. Ricordiamoci infatti che gli Usa riconobbero la Cina di Mao come quella legittima solo nel 1972 come frutto della politica triangolare di Kissinger).

Dopo vari rimpalli, in cui le truppe ONU riconquistavano Seoul e prendevano Pyongyang, e poi i nordcoreani – con l’intervento decisivo dei cinesi, che avevano annunciato il loro intervento nel conflitto se gli USA avessero superato il 38° parallelo [ndr. Cinesi che, sempre nel 1950, avevano invaso il Tibet] - riconquistavano Pyongyang e prendevano Seoul, si giunse nel 1953 a una tregua, che è stata in realtà l’accordo di riferimento per la convivenza “pacifica” delle due Coree per oltre 50 anni.

Questa guerra, sebbene praticamente nessuno ne parli per dedicarsi all’altrettanto sanguinaria ma decisamente meno importante – nonostante lo scalpore mediatico - guerra del Vietnam, è stato il vero inizio della guerra fredda, tant’è che nei manuali di Storia delle relazioni internazionali si fa una netta distinzione tra la “vera” guerra fredda e quella “popolarmente considerata come tale”. La Guerra Fredda vera è infatti quella che va dal 1950 al 1962 (crisi di Cuba). Il periodo successivo, invece, fino ai primi anni ’80 prenderà il nome di “coesistenza pacifica”.

Tra l’altro, la Guerra del Vietnam che salterà agli onori delle cronache solo alla fine degli anni ’60 – primi anni ’70 si origina invece in un evento del 1954, la battaglia di Dien Bien Puh con cui il generale Giap – teorizzatore della “guerra di popolo” - scaccia i francesi dall’Indocina francese (nome comunemente dato alla regione che comprende l’attuale Vietnam, Laos e Cambogia), portando di fatto alla separazione del Vietnam in nord (comunista) e sud (legato agli USA). Si ripropose così, a un anno di distanza, la stessa situazione che si era verificata nella penisola coreana e, una volta eletto, Kennedy decise infine di mandare le forze speciali americane sul suolo vietnamita e incrementare il numero di consiglieri militari che Eisenhower vi aveva già spedito in precedenza. È quindi nel 1955 che inizia la guerra in Vietnam; dal 1965 raggiunge semplicemente vette maggiori.

E questa piccola parentesi sul Vietnam è dovuta essenzialmente per sottolineare due cose:

1) Come questa seconda guerra sia stata solo la versione riveduta e corretta – in peggio – della guerra di Corea, che aveva costituito il primo tragico precedente. Considerate che nel linguaggio diplomatico/burocratico dell’epoca né per il caso coreano né per quello vietnamita si parlò di “guerra” (come invece oggi facciamo), bensì di “azione di polizia” sotto l’egida delle Nazioni Unite. “Azione di polizia” in funzione anticomunista, s’intende. Con la differenza, però, che in realtà – tranne un primo interessamento – l’ONU della guerra in Vietnam se ne lavò sostanzialmente le mani. L’esperienza coreana gli era bastata a sufficienza;

2) una cosa di cui vi avevo già parlato, ma che è bene ricordare perché può chiarirci un po’ meglio le mosse di Trump. Che è sì fumantino, ma non pazzo come sembra. Dietro la sua “sceneggiata”, c’è sempre comunque un chiaro disegno geopolitico, a mio avviso. Condotto molto malamente, ma pur sempre con una sua logica.


“Chi possiede il cuore del mondo possiede l'isola mondo

e chi possiede l'isola mondo possiede il mondo”


Gli Stati Uniti entrano nell’Isola mondo

Come vedete nell’immagine, il cuore del mondo sta all’incirca nell’Asia centrale (Heartland o Pivot Area), indi per cui gli USA o chiunque voglia tentare di avvicinarvisi deve assediare l’isola mondo (ossia l’Eurasia). La Corea stava nel 1950 - così come adesso - a portata, il Vietnam idem, l’Afghanistan pure, il Medio Oriente idem. Tutti a formare una bella invisibile cintura intorno al cuore del mondo, cintura invisibile finché – ovviamente – non si decide di unire i puntini.


Difatti, tornando alla guerra fredda in senso stretto (1950-62), essa è stata condotta sulla base della teoria del contenimento elaborata dallo statunitense Kennan, in base alla quale i due blocchi tendevano naturalmente ad espandersi e quindi a confliggere direttamente, di conseguenza gli Stati Uniti avrebbero dovuto contenere l’espansione dell’URSS verso il RIMLAND realizzando così il posizionamento strategico delle forze militari (Corea e Vietnam, più di recente Afghanistan e Iraq).

Il Rimland non è altro che il nome che il teorico geopolitico statunitense Spykman attribuisce a quelle porzioni di territorio che Mackinder chiamava “Inner Crescent”, ossia le zone costiere dell’Isola mondo, facendovi rientrare però anche l’Arabia Saudita. Spykman riteneva, a differenza di Mackinder, che per controllare l’Isola mondo (comunque necessaria a controllare il mondo) non fosse necessario controllare il “Cuore del mondo” bensì fosse sufficiente controllare il Rimland, centro della conflittualità mondiale e di conseguenza anche degli interessi americani. L’intervento in Corea costituisce il primo ingresso degli Stati Uniti nel Rimland…



Obama ha dedicato la sua politica estera alla realizzazione del “Pivot to Asia”. Ed essendosi dato come principale antagonista la Cina, che ha una potenza economica più che militare, si era concentrato principalmente sulla realizzazione della TPP (la Trans-Pacific Partnership), un accordo di libero scambio che avrebbe portato i prodotti americani a inondare il Sud-est asiatico e che escludeva di proposito la Cina. Uno dei primi atti fatti da Trump, una volta insediatosi, è stato proprio far fuori la TPP. Lui è più un “uomo d’azione”: non che Obama non avesse fatto le sue belle mosse militari, ma lo aveva fatto in maniera più soft. Il buon Trump invece è un esibizionista: che sia un carrarmatino nuovo oppure la Madre di tutte le bombe (MOAB – Mother Of All Bombs) lui deve farli vedere altrimenti non si sente contento. E in tutto ciò, guardate come la penisola coreana sia al centro degli interessi di importanti Paesi: una confluenza micidiale…


Kim Il Sung e la filosofia dello Juche

Torniamo tuttavia alla protagonista dell’articolo: la Corea del nord. Una volta insediatosi come Presidente, e al contempo con altre 2.500 cariche la maggior parte delle quali create appositamente per lui e con lui morte, Kim Il Sung ha affermato e consolidato, fino al 1994 – quando è passato a miglior vita -, un culto della personalità (strettamente connesso alla filosofia confuciana) da fare invidia ai più grandi dittatori che il mondo abbia mai visto.

Difatti, ha messo insieme componenti dello stalinismo (comunismo russo, su base prevalentemente operaia), del maoismo (comunismo cinese, su base prevalentemente agricola) e dello sciamanesimo, attingendo da quest’ultimo per introdurre nella politica nordcoreana le figure di divinità umane che salvano il popolo: ossia, i Kim. Essì, Kim Il Sung è considerato una divinità: lo era da vivo e lo è ancor più da morto.

Ricordate quando nel 2011, quando morì Kim Jong Il, il figlio di Kim Il Sung, in molti si rimase strabiliati dal fatto che i nord coreani si disperassero come potete vedere ad esempio in questi video?


Di sicuro c’è una componente coercitiva, ossia pressione esercitata dallo Stato affinché la popolazione tenga un determinato comportamento (in questo caso, di disperazione). Tuttavia, altrettanto sicuramente, vi è un modo di vivere e di percepire il mondo tutto proprio dei nordcoreani (naturalmente influenzato anche dal loro essere completamente isolati dal mondo) tant’è che di essi si parla spesso come di un fenomeno di follia collettiva.

Basti pensare che quando Kim Il Sung – quindi il padre della patria – morì nel 1994, si stabilì di attribuirgli la carica di “Presidente eterno”, per cui egli è ancora il presidente “in carica” della Corea del Nord, il suo compleanno è festeggiato ogni anno come festa nazionale, e via dicendo. Essendo Kim Il Sung l’unico presidente nordcoreano, il Kim Jong Il e ora il nipote Kim Jong Un possono “solo” ricoprire la carica di Grande Leader.

Quando Kim Il Sung diede impostazione allo stato nordcoreano, lo fece seguendo e cercando di mettere in atto una filosofia propria del posto, quella dello Juche, che letteralmente significa “autosufficienza”. Ciò implica che la Corea del Nord operi sempre aspirando a una ricerca dell’indipendenza dall’influenza di qualunque potenza o superpotenza, e per farlo il continuo armamento è divenuto una necessità. Necessità accresciuta dal fatto che dalla guerra di Corea in poi, Kim Il Sung ha sempre avuto gli americani alle porte di casa, giacché questi si occupavano di proteggere la Corea del Sud da qualunque travalico del 38° parallelo. Difatti, fino agli anni ’70 ci fu un continuo piazzamento di armi americane, anche nucleari, nella penisola per difendere la sponda sud. Il trend si invertì poi quando gli USA, nel 1972, riconobbero la Repubblica popolare cinese (quella di Mao) come quella legittima rispetto ai nazionalisti di Taiwan. Da quel momento in poi ci fu un progressivo disarmo che si concluse nel 1991.


La Corea del Sud: dal dittatore Park alla banda della sciamana

Questo cambio di rotta, tuttavia, generò delle paure al sud, dove nel frattempo era salito al potere il dittatore Park Jung Eh, padre dell’ormai ex presidentessa Park Geun-hye [ndr. Le elezioni del 9 maggio 2017 hanno eletto Moon Jae-in, del partito avverso a quello della Park, il cui mandato sarebbe scaduto a dicembre 2017. Le tappe istituzionali prefissate son saltate perché, a dicembre 2016, la Park è stata messa sotto impeachment per corruzione e il 10 marzo 2017 la corte costituzionale coreana ha confermato la decisione parlamentare, e il primo ministro Hwang Kyo-ahn ha ricoperto la carica di presidente ad interim. Motivo? Corruzione e sciamanesimo. Ossia, sin dalla morte della madre Yuk Young-soo, uccisa durante uno dei tentativi di attentato per far fuori il dittatore Park, infine assassinato nel 1979, una sciamana, Choi Soon-sil, si prese cura del padre e di lei. Se ne prese così cura da essere diventata, psicologicamente, la padrona della Park. Ciò ha portato la presidentessa a essere complice - consapevole o inconsapevole non si sa! – nella richiesta e successivo pagamento di mazzette da parte delle multinazionali che operavano in Corea del Sud a favore della banda della sciamana. La cosa non è sorprendente… lo sciamanesimo di cui vi ho su accennato per la Corea del Nord è parte integrante della cultura asiatica, semplicemente di Stato in Stato assume forme diverse. Pensate che anche il potente Mao non prendeva mai una decisione senza aver prima consultato un indovino e controllato che gli auspici fossero buoni!].

Il dittatore Park, temendo che il progressivo disarmo statunitense potesse indebolire in modo eccessivo la Corea del Sud e quindi accrescere la minaccia proveniente dalla Corea del Nord, decise di avviare un programma clandestino di sviluppo delle armi nucleari, e quando fu scoperto dichiarò che si trattava di nucleare per usi pacifici.


Il Nucleare: quando tutti ce l’hanno e “nessuno” lo sa

Nel 1975 la Corea del Sud ratificò il Trattato di non proliferazione nucleare (Non Proliferation Treaty-NPT), mentre il nord lo farà solo dieci anni dopo, nel 1985. Mettiamo in evidenza alcune cose:

- è un trattato di non proliferazione e non di disarmo, ciò significa che chi ha la bomba se la tiene e chi non ce l’ha si impegna a non produrla. Nel 1968, anno in cui viene siglato il trattato, gli Stati che avevano già la bomba (i c.d. Stati nucleari) erano USA, Unione Sovietica, Francia, Regno Unito e Cina, ossia i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza. Gli altri Stati si impegnavano a usare il nucleare solo per fini civili, qualora lo avessero desiderato. Non vi hanno mai aderito Israele, India e Pakistan (e, da quando è nato, neppure il Sud Sudan… ma direi che ha oggettivamente altri problemi di cui occuparsi e il nucleare è l’ultimo dei suoi pensieri).

India e Pakistan per certo hanno il nucleare (sviluppato la prima a partire dal 1975 e il secondo dal 1985 in poi) tant’è che nel 1998 è iniziato un climax di esperimenti nucleari da ambo i lati, in funzione antiindiana da parte del Pakistan e in funzione antipakistana da parte dell’India, che tuttora è in corso. Infatti, uno degli ultimi test nucleari del Pakistan risale a gennaio 2017. In genere, le sperimentazioni indiane sono fatte nel deserto del Rajastan, geograficamente confinante con il Pakistan e a ridosso del Kashmir, luogo di mille contese.

Ne 1998 il Consiglio di sicurezza decise di intervenire imponendo sanzioni a entrambi gli Stati, sanzioni sospese dopo l’attentato alle Torri Gemelle nei confronti dell’India in virtù del fatto che il governo di Islamabad era considerato essere un supporter dei Talebani e di Al Qaida e di conseguenza, quello di New Dehli, lavorando in funzione antipakistana, era da premiare. In sostanza, “il nemico del mio nemico è mio amico”.

Quanto a Israele, nonostante il divieto da questo sempre opposto agli ispettori internazionali, le rilevazioni satellitari confermano che vi sia un costante funzionamento delle varie centrali, in particolare di quella di Dimona, nel deserto del Negev. Funzionamento non per uso civile. Probabilmente pensato in funzione antiiraniana.


- Con tale Trattato, l’AIEA (Agenzia internazionale per l’Energia Atomica) - creata nel 1957 in via del tutto slegata dalle funzioni di vigilanza - diventa il controllore dell’attuazione del Trattato di non proliferazione. Quello che sfugge ai più è che non è possibile violare delle norme che non si sono sottoscritte e quindi al cui rispetto non ci si è impegnati; conseguentemente, se io non rispetto una regola cui non mi sono impegnato non posso neppure essere sanzionato per la sua violazione. Difatti, quando nel 1998 India e Pakistan furono sanzionati, non fu per la violazione del Trattato di non proliferazione nucleare che NON avevano firmato, bensì perché il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva intravisto in quella escalation di esperimenti nucleari una “minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali”, ai sensi dell’art. 39 della Carta ONU, cui invece i due Stati si erano obbligati.

Questo lo preciso perché, sebbene la Corea del Nord avesse aderito al NPT nel 1985, tuttavia nel 2003 ha effettuato il recesso dal Trattato. Ciò significa che non è tenuta né a non produrre armamenti nucleari né a far entrare gli ispettori AIEA. Non essendovi tenuta, non dovrebbe neppure essere sanzionata per il rifiuto a farlo. Diverso è se – come India e Pakistan citati in precedenza – il comportamento nordcoreano diviene una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali. A questo punto, però, considerando che i test fatti sia da Kim Jong Il sia dal figlio Kim Jong Un puntualmente falliscono, indipendentemente dai proclami “fuori dal mondo” del dittatore nordcoreano, si può davvero parlare di minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali?

Perché se il Pakistan e l’India dicono apertis verbis che si vogliono distruggere a vicenda (avendo tra l’altro in questo caso la tecnologia necessaria per farlo) non vengono considerati più una minaccia, mentre se la Corea del Nord blatera di voler distruggere il sud con bombette malfunzionanti diventa il pericolo numero 1?


Crisi Corea del Nord-USA: un continuo yo-yo

Il protettore dei nordcoreani ormai è solo la Cina, che per via della Corea del nord aveva sempre avuto dissidi su dissidi con l’Unione Sovietica ma, una volta implosa quest’ultima, i cinesi rimangono i soli a occuparsi dei Kim. Nel 1991 le due Coree annunciano un accordo sulla proibizione di armi nucleari sulla penisola, accordo per la cui violazione non è chiaro quali siano le sanzioni. Nell’atteggiamento schizofrenico dei Kim, non passa molto tempo dall’accordo che iniziano nuovamente i test nucleari da parte del regime nordcoreano.

C’è un’esclalation in cui il presidente nordcoreano annuncia la sospensione del Trattato di non proliferazione nucleare mentre il suo Paese è stretto da due problemi: rischio di embargo commerciale dall’esterno e carestia all’interno. In questa morsa, i nordcoreani accettano gli ispettori AIEA ma senza consentire il sopralluogo dei siti.

Siamo punto e a capo, Kim Il Sung annuncia l’uscita dall’AIEA e gli USA di Clinton mandano come paciere l’ex presidente Jimmy Carter, il quale riesce a raggiungere un accordo di massima con Kim Il Sung prima che questi muoia. Accordo che prevede congelamento e smantellamento del reattore di Yongbyong in cambio della sostituzione di reattori a grafite con quelli ad acqua leggera.

La quiete dura fino al 1998, anno in cui la carestia che aveva mietuto oltre due milioni di vittime termina e la Corea del Nord lancia nuovi missili.

Nel 2001, nel primo discorso all’Unione di Bush, a differenza dell’India che verrà “perdonata”, la Corea del nord è inserita nella lista dei Paesi che costituiscono l’asse del male. Kim Jong Il approfitta della distrazione creata dalla guerra in Iraq per iniziare a raccogliere riserve di plutonio, dichiarando al contempo pubblicamente di aver usato uranio arricchito (2002).

Come già detto, l’anno successivo recede dal Trattato di non proliferazione e, nel 2005, prima dichiara di aver iniziato a estrarre combustibile per le bombe, dopo invece di voler abbandonare gli sforzi nucleari. Insomma, atteggiamenti altalenanti e schizofrenici anche per Kim Jong Il (buon sangue non mente…)!

Nel frattempo erano state avviate le negoziazioni a sei (Cina, Russia, Stati Uniti, Giappone e le due Coree) che generalmente intravedono la conclusione di un accordo per poi veder saltare tutto quando la Corea del Nord fa nuovi test.

Una volta ritiratosi dal NPT, il regime nordcoreano si è sentito libero di effettuare il primo test nucleare (2006) e l’unico modo per fermare l’escalation fu la proposta, da parte degli Stati Uniti (sempre nell’ambito delle negoziazioni a 6), di rifornire la Corea del Nord di petrolio e cibo…

Non contento, però, sul finire dell’era Bush, Kim Jong Il fa ritornare un po’ di tensione per ottenere cosa? Che l’amministrazione Bush depennasse la sua Corea dalla lista dei Paesi appartenenti all’asse del male!

Arrivato Obama, le cose non cambiano affatto… Il buon Kim Jong Il si sente in vena di fare altri test missilistici, anche con finalità aerospaziali, e ciò porta a un congelamento delle relazioni con gli USA. Forse vi siete dimenticati tutti di quando, nel 2010, la Corea del Nord fu accusata [io non posso sapere se è vero o meno!] di aver affondato la nave sudcoreana Cheonan o di quando, alcuni mesi dopo, l’artiglieria nordcoreana colpì l’isoletta sudcoreana di Yeonpyeong?

Lì sì che eravamo davvero a un passo dalla guerra! [ndr. O nel 2014 quando Kim Jong Un se la prese per via del film americano “The interview” e affermò che "Obama è spericolato con le parole e le azioni come una scimmia in una foresta tropicale. […[ Se gli Stati Uniti continueranno nelle loro pratiche arbitrarie e da gangster all'americana, malgrado gli avvertimenti della Corea del nord, andranno incontro a ineludibili colpi mortali" (parlò, per l’esattezza, di “final doom”)].


Quando nel 2011 Kim Jong Un succede al padre, inizialmente sospende – apparentemente - gli sforzi nucleari e l’arricchimento dell’uranio consentendo, al contempo, l’accesso agli ispettori. Lo fa, ovviamente, in cambio di una fornitura di aiuti alimentari alla popolazione, aiuti che arrivano soprattutto dagli USA. Le negoziazioni a 6 che si erano arenate riprendono, ma la Corea del nord lancia un nuovo razzo che – sorprendentemente! - esplode a mezz’aria subito. Di conseguenza, gli aiuti umanitari vengono sospesi.


Alla fine del 2012, la Corea del nord riesce a lanciare un razzo oltre le Filippine, lanciando qualcosa in orbita, ma non si sa bene cosa fosse quel qualcosa.. ricominciano le proteste e ricominciano le sanzioni. Siamo da capo a dodici.

È nel 2013 che la Cina (sempre collaborazionista con la Corea del Nord, basti guardare i canali attivi come corridoi per rimpatriare dalla Cina le persone scappate dai campi di lavoro/internamento/concentramento nordcoreani) inizia ad

avere le scatole piene e per la prima volta fa qualcosa di più dello stare a guardare con occhio non troppo severo la cosa. Ossia si occupa di redigere il testo della risoluzione “ammonitiva” che verrà approvata dal Consiglio di sicurezza nei confronti della Corea del nord, la quale nel febbraio 2013 aveva effettuato l’ennesimo test nucleare (il terzo).

Come reazione alla risoluzione, Kim Jong Un dichiara non più valida la tregua del 1953 (sì, quella della fine della guerra di Corea di cui abbiamo parlato all’inizio), di conseguenza dal 2013 in poi Corea del sud e Corea del nord sono di nuovo ufficialmente in guerra, almeno stando al punto di vista del buon Kim. Indi per cui mi spiegate perché solo adesso ci allarmiamo???!!


In quell’occasione la Corea del nord chiuse la hotline lasciata fino ad allora sempre aperta (dal 1953) con la Corea del sud e gli Usa risposero assettando i missili sull’isola di Guam e il Giappone militarizzando Tokyo. Negli ultimi anni il trend ha continuato a essere sempre questo (vedete ad esempio questi articoli: North Korea warns U.S. it's ready to use nuclear weapons 'any time' ; 'We could destroy you,' Obama warns 'erratic' North Korean leader) e la Corea del nord spinge su due vie, da un lato l’armamento nucleare, dall’altro quello missilistico (che consentirebbe di sganciare eventuali bombe).


Gli oltre quindici test missilistici condotti nel 2016 hanno dimostrato la dimestichezza acquisita da Pyongyang nel lancio di vettori a medio e lungo raggio e nel controllo della loro traiettoria rispetto al passato. Come testimoniano le immagini satellitari, molti di questi test sono avvenuti da postazioni mobili, il che consentirebbe a Pyongyang di evitare di essere colpita da eventuali attacchi preventivi da parte dei suoi avversari. Vi è poi l’avanzamento nel programma di sviluppo di missili intercontinentali i quali, potendo contare su una gittata massima stimata attorno ai 6mila chilometri, sarebbero capaci di colpire non solo la base americana di Guam, ma anche lo stesso territorio statunitense. Bisogna tuttavia verificare la veridicità di tutto ciò, altrimenti si finisce per fare come nella guerra fredda: una continua corsa all’armamento da parte statunitense sulla base della convinzione che quello sovietico fosse più avanti e meglio funzionante di quello di cui era in realtà.


Quanto al programma nucleare, il 9 gennaio 2016 Pyongyang ha annunciato di essere riuscita a far detonare la sua prima testata termonucleare… bisogna solo vedere se è vero…! Il secondo test sotterraneo, avvenuto a settembre 2016, è stato presentato da Pyongyang come la prova conclamata del raggiungimento di un certo grado di standardizzazione nell’assembramento delle testate che, se vera, conferirebbe al regime la capacità di ridurre notevolmente i tempi di realizzazione degli ordigni. Il regime ha anche annunciato di essere riuscito a miniaturizzare le testate a tal punto da permettergli di alloggiarle su missili di medio e lungo raggio, una capacità, questa, che conferirebbe un notevole strumento di deterrenza nei confronti degli Stati Uniti e della Corea del Sud.


Le ultime news dicono di un Kim Jong Un che accusa la CIA di aver assoldato un taglialegna per assassinarlo attraverso la somministrazione di armi batteriologiche nonché dell’ennesimo arresto di un americano, considerato come ostaggio dei Kim e su cui gli USA dovrebbero quindi essere costretti a trattare. E Trump ha creato Il Korea Mission Center per meglio dedicarsi ai Kim...

Credo tuttavia che, mantenendoci sulla media tenuta dalle crisi precedenti, salvo che Trump o Kim Jong Un abbiano un attacco di follia - che li faccia uscire dal loro gioco delle parti che stanno recitando egregiamente - nel giro di poche settimane tutto sarà finito e cadrà, come sempre, nel dimenticatoio.

Fino alla prossima crisi.

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